Conferenza di inaugurazione della mostra LabOra.

A Todi dal 19 al 26 maggio visitabile gratuitamente nella chiesa di San Benedetto la mostra LabOra. Persona. Lavoro. Bene comune. Immagini e testimonianze sul significato, la dignità e le sfide del lavoro, promossa da Diocesi di Orvieto Todi e Associazione Culturale Matavitatau. Una mostra in tre sezioni: riflessione sul valore e significato del lavoro dall’antichità ai giorni nostri; i problemi dell’oggi in un mondo che cambia in fretta; esperienze di “buon lavoro” sul territorio umbro, realtà produttive che mettono al centro la persona. La mostra, inaugurata sabato 18 maggio, è stata preceduta da una conferenza di presentazione alla presenza del Prof. Giorgio Vittadini, ordinario di Statistica metodologica all’Università di Milano Bicocca e Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Dott.ssa Nunzia De Capite, Ufficio Politiche Sociali di Caritas Italiana, don Marco Gasparri, vicario diocesano per la Carità, il Dott. Francesco Vignaroli, curatore della sezione artistica della mostra e la Dott.ssa Nicoletta Bernardini, Presidente dell’Associazione Culturale Matavitatau; ha moderato l’incontro il Dott. Marcello Rinaldi, Direttore di Caritas della Diocesi di Orvieto Todi.  È seguita la visita guidata a cura della Dott.ssa Alessandra Di Pilla, della Consulta delle Aggregazioni laicali della Diocesi di Perugia che ha promosso la mostra.
I relatori hanno approcciato il tema nella sua prospettiva valoriale, con l’attenzione ad indagare a fondo i dati forniti dal presente, per non cadere in pericolose semplificazioni. Introduce Rinaldi: “La realtà ci pone dei problemi che ci interpellano, gli organizzatori della mostra si sono  lasciati sfidare da questi problemi e si sono interrogati per approfondirne la natura e la portata” e aggiunge Bernardini : “questa mostra è di per se un’occasione di formazione, è stata organizzata per creare occasioni di incontro e riflessione e recuperare il significato  profondo di parole come libertà, sussidiarietà, lavoro, Costituzione. I ragazzi nelle scuole sono affamati di questo”. Vignaroli sottolinea che la concezione del lavoro giudaico cristiana -che ci è familiare e diamo per scontata- non è naturale  ma è culturale. Lo conferma il fatto che i nostri antenati greci e romani non ne avevano affatto stima, anzi Aristotele afferma che il lavoro rende schiavi del bisogno anche gli uomini liberi e perciò chi poteva usava gli schiavi per svolgerlo. Questa idea del lavoro viene totalmente stravolta con l’avvento del cristianesimo per cui il Creatore è il primo esempio di lavoratore. Il cambiamento di mentalità è documentato dall’arte; esempio eccellente le formelle della Fontana Maggiore di Perugia che celebrano la fierezza del lavoro e che sono parte corposa del percorso della mostra. Ne emerge con forza una visione del lavoro come espressione della dignità dell’uomo: insieme occasione per realizzare se stessi, modellare la realtà e creare rete sociale. Ripristinare il valore di “rapporto” del lavoro è proprio quanto emerge dall’analisi dei dati di realtà e in particolare del binomio lavoro-povertà, illustrato da De Capite comparando dati italiani, Caritas ed europei, da cui emerge che il bisogno di lavoro è un tassello in un quadro molto complesso che non si può disarticolare, pena la sua incomprensione. I rapporti Caritas evidenziano invece la necessità di riconnettere un sistema di welfare locale dove i soggetti sociali dialoghino per farsi veramente carico dei bisogni; non basta aiutare le persone con flussi economici, ma occorre rafforzare le persone di capitale economico, capitale di competenze, ma anche capitale relazionale, sociale, affettivo.
Vittadini conclude affermando che l’uomo ha bisogno del lavoro, ancor prima che del profitto, poiché l’uomo vuole trasformare la realtà rendendola migliore. La concezione del neoliberismo che riduce il lavoro a meccanismo economico mostra il suo limite dopo  la seconda crisi finanziaria: non è vero che l’egoismo dei singoli porta al benessere collettivo, anzi questa idea di lavoro porta ingiustizie e povertà, distrugge l’ambiente; invece il lavoro è relazione. La grande battaglia è quella di rendere più adeguato il lavoro mettendo a centro dell’impresa la persona con tutte le sue caratteristiche, l’economia deve tornare a essere pensata come scienza umana.

Sabato 25 maggio ore 18 alla Sala del Trono del Palazzo Vescovile secondo incontro dal titolo: “Politiche attive del lavoro un incontro ci salverà” porterà il pubblico a  dialogare con Maurizio Mirri, Direttore Politiche Attive per il Lavoro di GI Group, Bruno Chiavari Responsabile Regionale del sindacato ACLI, Giorgio Colajacomo direttore dell’Opera e della Comunità Salesiana di Perugia. Al termine sarà possibile iscriversi a un corso gratuito di informatica di base per adulti.

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